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Nasce UNAVI

Mercoledì 5 luglio 2017 alle  12.30 in Sala Nassirya presso il Senato della Repubblica in Piazza Madama, Roma

Conferenza stampa di presentazione di UNAVI (Unione nazionale vittime)

UNAVI è un’associazione che si batte per la tutela delle vittime di reati violenti intenzionali e riunisce i parenti di coloro i quali hanno subito violenza. Si tratta di un gruppo di persone che chiede giustizia e non cerca vendetta.
La necessità di fondare l’associazione nasce dalla presa d’atto di una situazione evidente: in Italia vengono tutelati i diritti di chi commette un reato e sono dimenticati i diritti chi lo subisce.
In particolare, l’U.NA.VI. si batte per la revisione del rito abbreviato nel procedimento penale per quanto attiene i reati di tentato omicidio e omicidio. Nel nostro Paese, infatti, il giudizio abbreviato è un procedimento penale speciale, previsto dagli articoli 438 e seguenti del Codice di procedura penale, che comporta, per il reo, nell’eventuale sentenza di condanna, che la pena irrogata sia ridotta in concreto di un terzo. E che la pena venga ridotta a trent’anni di reclusione, senza isolamento diurno, nell’ipotesi di condanna all’ergastolo.


Le guarentigie previste per il reo, a nostro avviso, risultano eccessive e penalizzano esclusivamente le vittime. Purtroppo, sono numerosi i casi di violenze impunite nel nostro Paese. Le vittime di reati violenti non sono garantite e vivono, costantemente, nel corso del processo penale, il paradosso di assistere alla maggiore tutela dei propri aggressori. Così, le vittime e le loro famiglie rischiano l’oblio. La giustizia per i soggetti offesi non esiste. E il processo penale è la sublime rappresentazione di questo stato delle cose.
Nel processo penale, le vittime sono presenti solo come parti civili in quanto è lo Stato che tutela il loro diritto leso. Accade che le vittime o loro famiglie si trovino in balia di un processo nel quale si sentono mere comparse. Il reo accede a sconti di pena. D’altro canto, le vittime sono presenti nel processo penale unicamente per la quantificazione del danno in sede civile. Ma, in Italia, com’è noto, le vittime, oltre a
danno, il più delle volte, subiscono anche la beffa. Infatti, se l’aggressore è indigente, si rischia di non vedere riconosciuto il reato anche in questa fase. E se le vittime, a seguito delle violenze subite, non possono più lavorare o, peggio, vivere dignitosamente? Poco male. Le vittime vengono lasciate in balia della loro umiliazione. Anche nel caso in cui non possiedano i mezzi o non riescano a far fronte alle spese necessarie per le cure. Ma esistono i casi più estremi: quando le vittime sono costrette su una carrozzina o su un letto d’ospedale o restano dei vegetali oppure vengono uccise. A quel punto, vengono demolite le loro vite e quelle delle loro famiglie. E restano solo l’impotenza e l’angoscia.
Nel nostro Paese esiste una moltitudine silenziosa che soffre, a causa della mancanza di un sistema d’assistenza e tutela delle vittime di azioni violente. L’ingiustizia è diffusa. Eppure, la collettività è convinta che si tratti solo di vicende marginali. I fatti dimostrano che non è così.
Ma è arrivato il momento d’invertire la tendenza. Lo Stato deve riconoscere, totalmente, i diritti delle vittime. La nostra battaglia, da oggi, viene condotta su scala nazionale. Perché, un fatto è certo: l’Unione Nazionale Vittime rappresenta un’idea necessaria per (r)esistere. Ancora.

Paola Radaelli, presidente UNAVI

Alla conferenza stampa interverranno il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri, l’ on. Claudio Cominardi, l’ on. Nicola Molteni, l’ on. Giovanna Petrenga, l’ on. Elio Vito, il sen. Giovanni Mauro, il sen. Gianluca Rossi,l’ avv. Stefano Toniolo, Luca Ward, testimonial U.NA.VI e Alessandro Meluzzi, ambasciatore U.NA.VI                                                                                                                                               Modera il giornalista Arturo Diaconale

Paola Idilla Carella è giornalista, autore Tv, Press Office e PR
(Cit.) Io, la muta, la indosso soltanto. Non la faccio!

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