Uno dei più grandi nomi della storia della matematica e della scienza, è quello di Archimede. Si tratta di un personaggio che incarna, in qualche modo, la figura dello scienziato a tutto tondo.
Da un lato perchè la sua attività ha spaziato in tutti i campi: non solo della matematica ma anche delle scienze applicate, come la fisica e la meccanica.
Dall’ altro lato, perchè era il tipico esempio dello scienziato impegnato, forse anche nel senso negativo della parola. Cioè, lo scienziato come poi lo conosceremo nella seconda metà del ‘900, quando assoceremo il nome della scienza anche agli armamenti: primi fra tutti, le bombe atomiche.
Archimede, infatti, già 2300 anni fa, avrebbe addirittura inventato i leggendari specchi ustori. Le prime armi di distruzione di massa.
Quali sono state le sue grandi scoperte? Una delle più notevoli è legata al lavoro di Euclide. Alla fine degli “ Elementi” erano infatti stati dimostrati quattro importanti teoremi, che avevano a che fare con due figure della geometria che tutti conoscono: due figure perfette, che sono il cerchio e la sfera. Archimede dimostrò che le quattro costanti di Euclide sono tutte legate fra loro, introducendo nuovi metodi: quelli che alle superiori sono etichettati come “ analisi matematica” e “calcolo infinitesimale”.
Per immaginare Archimede dobbiamo pensare a un sapiente dell’Antichità che sfida il proprio sovrano: se disponesse di un punto d’appoggio in un altro globo, potrebbe sollevare l’intera terra su cui viviamo. Il sovrano in questione è Gerone II di Siracusa che a sua volta losfida a dargliene una prova.
Nei cantieri del porto c’è la “Syracosia”, un’imponente nave carica di ogni bendiddio che si vorrebbe inviare in dono ad Alessandria. Ma come vararla? Archimede escogita un sistema di carrucole e di leve; muovendo una sorta di manopole riesce, tra la meraviglia di tutti, a portare la nave in acqua.
Nei secoli la fama di questo matematico è destinata a rappresentare nei secoli l’immagine più completa ( e anche più drammatica) di colui che ha dedicato alla scienza la propria vita, mettendo il suo sapere a disposizione della “polis” che gli aveva dato i natali, fino alla morte.
Archimede ha colpito la fantasia dei posteri, che hanno costruito la leggenda del sapiente antico che sbalordiva concittadini e avversari con una sorta di scienza-spettacolo.
Lo storico Plutarco lo definisce soprattutto come incantato dalla geometria a tal punto di dimenticarsi di mangiare e curare il proprio corpo. La leggenda narra che i servitori lo dovevano trascinare a viva forza per lavarlo e ungerlo poiché con la cenere della stufa tracciava sulle proprie membra delle figure geometriche, però mentre si concentrava su un sapere apparentemente disinteressato, le autorità di Siracusa lo invitavano a lavorare alle fortificazioni del porto, a impegnarsi nel creare potenti macchine da guerra, dunque a trasformarsi in un tipo pratico, votato alla difesa della propria città.
Potrebbe farci venire in mente il modo con cui viene presentata oggi la figura di Albert Einstein, uno stereotipo che è diventata una caricatura che al grande fisico non dispiaceva del tutto, visto che quando gli chiesero se si sentiva responsabile della bomba atomica rispose che quella era soltanto un’applicazione minore della sua teoria della relatività e che se avesse saputo che le cose sarebbero finite con la distruzione di due città giapponesi non avrebbe fatto il fisico ma l’idraulico!
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