Arte

Da Caravaggio a Bernini: la mostra alle Scuderie

Le Scuderie del Quirinale sono ad angolo tra Via Ventiquattro Maggio e la Salita di Monte Cavallo: il palazzo è collocato a ridosso del muro che chiude il giardino Colonna e poggia sui resti, in parte ancora visibili, del grandioso tempio romano di Serapide e delimita, insieme al palazzo della Consulta, lo straordinario spazio urbano al centro del quale è posta la fontana con le statue dei Dioscuri e l’obelisco ritrovato nell’Ottocento nei pressi del Mausoleo di Augusto. Il primo progetto si deve ad Alessandro Specchi , commissionatogli da Innocenzo XIII, egli disegnò un edificio destinato a sostituire quello precedente del XVIII di Carlo Fontana. Morto Innocenzo XIII, Clemente XII affidò a Ferdinando Fuga, nel 1730  il compito di completare l’opera. Intorno agli anni ’80 fu trasformato in un museo delle Carrozze, infine venne venne completamente restaurato su progetto da Gae Aulenti tra il ’97 e il ’99 per il giubileo del 2000, come  importante spazio espositivo.

Da Caravaggio a Bernini.Capolavori del seicento italiano nelle collezioni di Spagna” è la straordinaria esposizione che dal 14 aprile fino al 30 luglio sarà possibile visitare presso le Scuderie. Mostrare in un solo colpo opere che in Italia non sono mai arrivate e che ora si offrono a un confronto diretto, questo  è l’intento che si è raggiunto con questo straordinario evento. Il diciassettesimo secolo rappresenta il momento storico in cui le relazioni tra i due Paesi furono più stretti, a causa del dominio spagnolo su ampi territori dell’ Italia, fin   dalla pace di Cateau Cambrésis, nel 1559 e che segna un periodo storico  durato oltre un secolo e mezzo e che diede inizio a quella influenza culturale che esercitarono l’uno sull’altro, tanto che alcune delle grandi opere del barocco italiano furono esposte qualche secolo dopo al Museo del Prado.

La mostra offre al visitatore oltre  sessanta opere seicentesche provenienti dai siti dei reali di Spagna, come l’Escorial, El Prado e il Palazzo Reale della Granja di San Ildefonso. La Salomé con la testa del Battista di Caravaggio  inizia il percorso, e il medesimo soggetto, dipinto da Fede Galizia esposto nella stessa stanza, mette a confronto manierismo e la pittura di genere e la potenza dirompente delle figure di Caravaggio, vive e presenti. Bisogna precisare che l’opera  è anche l’unica di Caravaggio presente alla mostra, ed è  la versione spagnola della più celebre Salomé esposta alla National Gallery di Londra; ma questa è forse ancora più viva e inquietante: il boia ha il  volto bello, delicato e ha smesso di infierire sulla testa di Giovanni Battista, non più brutalmente sollevata per i capelli ma adagiata sul piatto d’argento, viva e ancora pulsante di sofferenza.

 Simbolo per eccellenza di un rapporto virtuoso tra Italia e Spagna, la mostra è curata da Gonzalo Redín Michaus, e riflette attraverso una straordinaria selezione di capolavori artistici gli strettissimi legami politici e culturali intercorsi tra i due Paesi nel XVII secolo, periodo in cui il collezionismo spagnolo di arte italiana rilancia la tradizione iniziata nel Cinquecento con Carlo V. L’interesse per la cultura italiana da parte dei sovrani spagnoli si riflette inoltre negli inviti a lavorare a corte rivolti a maestri come il  napoletano Luca Giordano, attivo in Spagna per un decennio e dai viaggi in Italia di alcuni artisti spagnoli, come José de Ribera, che giunse a Roma nel 1606 e trascorse la maggior parte della sua vita a Napoli. Di questo artista la mostra espone cinque capolavori tra cui il celebre Giacobbe e il gregge di Labano e San Girolamo in meditazione. Ad arricchire le raccolte d’arte della dinastia asburgica contribuirono i frequenti doni diplomatici da parte dei governanti italiani, determinati a guadagnarsi il favore dei sovrani di Spagna .È questo il caso di due tra i dipinti più spettacolari in mostra, Lot e le figlie di Guercino e La conversione di Saulo di Guido Reni, donati a Filippo IV dal principe Ludovisi allo scopo di garantire la protezione spagnola sul minuscolo Stato di Piombino.
Moltissime altre opere d’arte, tra le quali il magnifico Crocifisso del Bernini proveniente dal Monastero di San Lorenzo del Escorial, opera raramente accessibile al grande pubblico, vennero commissionate o acquistate da mandatari del re, poi confluite nelle collezioni reali, e raccolte successivamente nel Museo Real (poi Museo del Prado), creato nel 1819 per volere di Ferdinando VII. Nel 1865 la regina Isabella II rinuncia alla proprietà personale dei beni ereditati dai propri antenati e ne cede la gestione allo Stato, ponendo le basi di quello che oggi è Patrimonio Nacional: è da questo straordinario fondo collezionistico, ancora oggi sottoposto alla sua tutela, che i capolavori presentati a Roma sono stati selezionati sulla base del loro eccezionale valore artistico e storico.

 

Paola Idilla Carella è giornalista, autore Tv, Press Office e PR
(Cit.) Io, la muta, la indosso soltanto. Non la faccio!

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