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Il Duomo di Monreale

Monreale è una città in cui convivono influenze islamiche, bizantine, romaniche e barocche, voluta da Guglielmo II, sorse  nel dodicesimo secolo, nei pressi di Bulchar, un centro agricolo musulmano posto all’interno di una zona di caccia dei normanni. Il simbolo della città è il duomo medievale, edificato tra il 1166 e il 1178 a completamento del palazzo reale e del palazzo Arcivescovile, dopo Santa Sofia, a Istanbul,  è la più vasta opera musiva bizantina che esiste al mondo.
L’esterno della chiesa è dominato da due massicce torri e si apre con un maestoso portale in bronzo.    La pianta della chiesa è a tre navate che terminano nelle tre absidi in fondo. Secondo i canoni della teologia Orientale: l’ingresso (dove siete adesso) è ad Ovest, l’Abside col Presbiterio e l’altare ad Est. Il significato è semplice, si entra dal mondo delle tenebre, del peccato, da dove tramonta il giorno  e si va verso la Luce, dove Gesù Pantocratore ci accoglie come “un sole  che sorge dall’alto”.


Due file di nove colonne per lato dividono lo spazio centrale.
Tutte le colonne sono in granito grigio, tranne una, la prima alla vostra destra. Questa è fatta di materiale più povero, in marmo cipollino che è più scadente. Non è un caso, si tratta di una scelta consapevole. Le colonne che sostengono le arcate indicano che è Dio che regge la Chiesa, tuttavia anche l’uomo deve fare la sua parte: ecco, quella colonna di materiale scadente rappresenta l’uomo che regge, seppur in minima parte, le sorti della grande Chiesa.
Inizialmente questa colonna “spuria” era collocata in seconda fila (proprio in linea con le ragioni di umiltà di cui sopra) secoli dopo, per motivi tecnici, è stata ricollocata dove si trova adesso.
Date una occhiata ai soffitti in legno policromo: noterete, andando avanti che cambiano di forma e aspetto a seconda della zona in cui siete. I più belli sono sul transetto che è quella parte trasversale prima di entrare nel presbiterio.

 L’interno lascia stupefatti, per la ricchezza e la raffinatezza della complessa decorazione, ed è caratterizzato da mosaici con fondo d’oro che raccontano storie del Vecchio e del Nuovo testamento, opera di artigiani locali, veneziani e bizantini.Sono là per raccontare una storia meravigliosa al popolo che è riunito in preghiera. Sono un’opera sacra, non semplici raffigurazioni e per questo sono disposti secondo un piano prestabilito. Circa 6400 metri quadrati che esprimono artisticamente la storia della salvezza dell’uomo, dalla sua creazione fino all’apoteosi del giudizio universale.
Ogni quadro ha un significato preciso, per questo vanno guardati attentamente, ammirati nello
splendore che emanano: guardate come nella Creazione dell’uomo, Dio e Adamo hanno le stesse sembianze. Proprio quelle di Cristo, che è Dio incarnato e si riflette nella creatura fatta a sua immagine. Il piano di salvezza è già scritto ma si trova chiuso nel rotolo che ha in mano. Notate quante volte quel rotolo si trova nelle mani di Dio. Anche i pavimenti della chiesa sono un capolavoro, decorati con mosaici colorati che si alternano a strisce di porfido e granito.

La chiesa conserva al suo interno i sarcofagi del re Guglielmo I, di Guglielmo II il Buono e di Margherita di Navarra.

 

Paola Idilla Carella è giornalista, autore Tv, Press Office e PR
(Cit.) Io, la muta, la indosso soltanto. Non la faccio!

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