La 66^ edizione del festival si conclude tra la maestria di Pappano e le sfide dell’organizzazione, tra la bellezza della musica di Mahler e le difficoltà tecniche
Il Festival dei Due Mondi di Spoleto si è concluso ieri, 9 luglio, con un concerto finale che avrebbe dovuto essere un trionfo di musica e cultura.
Giancarlo Menotti, il fondatore del festival, aveva trasformato Spoleto in una nuova Atene, un angolo di paradiso dove l’arte e la bellezza regnano sovrane, purtroppo la serata finale ha mostrato una realtà ben diversa. La piazza era invasa da spettatori ritardatari, che vagavano senza controllo tra le file delle tribune e la sorveglianza, invece di mantenere l’ordine, ha permesso questa confusione, distruggendo l’atmosfera magica del concerto.
Inoltre negli edifici prospicienti la piazza i residenti hanno approfittato dell’occasione per svolgere le loro attività quotidiane, come apparecchiare la tavola con tanto di rumore di stoviglie e posate durante l’esecuzione della Prima Sinfonia di Mahler. Purtroppo il problema più grande è stato l’impianto audio: un gigantesco altoparlante era posizionato a metà delle tribune, producendo un suono così potente da coprire i suoni più delicati dell’orchestra. Ogni volta che i musicisti giravano le pagine degli spartiti, si sentiva un rumore di carta che interrompeva la musica, fruscìo che è durato per tutta l’esecuzione, rendendo impossibile apprezzare pienamente la performance.
Gustav Mahler, con la composizione dei quattro Lieder eines fahrenden Gesellen e della Sinfonia n. 1, ha esplorato il profondo legame tra l’uomo e la natura: in questo bosco incantato dove Mahler voleva condurci ci siamo invece persi – letteralmente – gran parte del pubblico sistemato sulla scalinata di Piazza Duomo, non ha potuto ascoltare la voce del mezzosoprano Sasha Cooke e il garrire delle rondini è risultato più forte degli archi.
Alla fine hanno rimediato la grande maestria di Sir Anthony Pappano e dell’ Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che hanno offerto un barlume della magia e del fascino che caratterizzavano i vecchi tempi del Festival dei Due Mondi di Spoleto.
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