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Il Genio di Palermo

Uno dei simboli del capoluogo siciliano è il Genio di Palermo, raffigurato in molti luoghi, dalla Vucciria a Piazza Rivoluzione, da Palazzo Pretorio a Villa Giulia.

La sua origine è ancora un mistero. Nel XV secolo il Vecchio Palermo, come è anche conosciuto, doveva essere molto conosciuto, dato che nel 1489 i giurati chiesero al sovrano di poterne usare l’immagine come simbolo del loro sigillo, insieme all’aquila.

Il Genio di Palermo è raffigurato come un vecchio dal fisico giovane , dotato di corona ducale, barba e serpente. Secondo alcuni storici rappresenterebbe la città nell’atto di divorare i suoi figli, anche perché il Genio è spesso associato alla scritta “alienos nutrit, suos devorat”, a indicare l’eccessiva generosità di Palermo verso gli stranieri.

Altri eruditi vedono un legame con Herakles, l’Ercole dei romani, caratterizzato dalla barba e da una nodosa clava simile al serpente, altri ancora accostano il Genio a Baal Hammon, associato alla divinità di Saturno/ Kronos.

Baal hammon era una divinità punica legata alla dea Tanit, spesso assimilata in Sicilia al culto della Madonna, che poi fu soppiantata da Santa Rosalia nelle espressioni della devozione popolare.

Il festino del 15 luglio sarebbe sovrapponibile a quello del Genio, che tra il XVII e il XVIII secolo, è rappresentato insieme alla patrona in quadri e incisioni.

Anche il famoso grido, secondo alcuni storici, non sarebbe riferito alla città in quanto tale, ma proprio al suo Vecchio.

Paola Idilla Carella è giornalista, autore Tv, Press Office e PR
(Cit.) Io, la muta, la indosso soltanto. Non la faccio!

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