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Il giovane Picasso in mostra a Basilea

40 musei su una superficie di appena 37 kmq: è Basilea,  la città dove l’arte si respira, infatti, è proprio nella capitale della Svizzera che si trova la più alta densità di musei. Molti non sanno che nel 1967 il mondo dell’arte di Basilea era in subbuglio: i due quadri di Picasso “I due fratelli” e “Arlecchino seduto”,  in prestito al Kunstmuseum Basel, stavano per essere venduti all’estero dal proprietario e collezionista d’arte Rudolf Staehlin a causa delle ristrettezze economiche della propria famiglia.

A quel punto gli abitanti manifestarono scandendo “All you need is Pablo” convincendo gli elettori a spendere più di sei milioni di franchi per l’acquisto delle due opere d’arte. Lo stesso Picasso rimase talmente colpito dalla dichiarazione d’amore di Basilea da regalare alla città tre quadri e un disegno. E a Basilea, proprio al museo d’arte più visitato in Svizzera, la Fondation Beyeler, progettatta da Renzo Piano,  continua fino al 26 maggio una tra le mostre più ambiziose e costose  “Il giovane Picasso – Periodo blu e rosa” mai organizzate dalla fondazione istituita dai coniugi Ernst e Hildy Beyeler, uniti a Picasso da una profonda amicizia.

Nel 1969 Beyeler aveva potuto acquisire numerose opere direttamente dallo studio dell’artista. I dipinti, i lavori su carta e le sculture di Picasso della collezione Beyeler coprono un periodo che va dal primo Cubismo fino all’opera tarda. La mostra ha richiesto quattro anni di preparazione per mostrare al pubblico la marcia inesorabile del genio: dipinti e sculture eccezionalmente concessi in prestito da grandi musei e collezioni private di Europa, America, Russia, Cina e Giappone; il Musée national Picasso di Parigi, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Tate di Londra, la National Gallery di Washington, il Museo Pushkin di Mosca, il National Museum of Art di Osaka, il Centre Pompidou e il Musée de l’Orangerie di Parigi, il Museu Picasso di Barcelona, il Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, la Art Gallery of Ontario di Toronto.

Per la prima volta viene mostrato al pubblico un lato espressivo molto diverso dell’artista di Malaga, la sua ricerca inarrestabile, in un rapido alternarsi di stili e atmosfere. Blu e Rosa sono i due periodi messi a confronto, le due tonalità rappresentanti due momenti dell’attività giovanile di Picasso sono la manifestazione creativa della catarsi dell’artista, che da una fredda tonalità blu degli anni più bui, a seguito del suicidio dell’amico Casagemas e del fallimento della sua prima mostra, sprofonda nel  baratro della depressione. Dal vuoto esistenziale alla vita, Pablo Picasso si trasferisce nella Ville Lumiere, così fra dibattiti intellettuali e serate a base di oppio, i suoi dipinti volgono alle tonalità del rosa e le composizioni desolate mutano in scene in cui i soggetti, vivaci e spensierati, sono immortalati in danze, teneri abbracci e intimi momenti di vita quotidiana, ma sempre intrise di un’ambivalente ma delicata malinconia. Nel rincorrersi di acrobati, saltimbanchi e giocolieri colpisce l’evoluzione verso una pittura costruita da forme via via più solide e materiche. Sono le avvisaglie della svolta cubista, ma questa è un’altra mostra!

 

Giorgia Tabbita è giornalista pubblicista, redattore per CulturaIdentità

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