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La piccola Lourdes all’Acquasanta

Penso che per alcuni di noi il trascorrere della vita sia condito da  strane coincidenze, assonanze, incontri speciali in poche parole segni, come se ci fosse un filo conduttore che lega passato, presente e futuro ma anche luoghi e persone e che tutto l’Universo, per la famosa legge d’attrazione che tanto ci affascina, si prodighi a darcene prova. Non c’è stato incontro o luogo, nella mia vita, che non sia stato segnato da una certa aura di mistero. Come quello che è accaduto ieri.

Sottolineando che amo pregare quando mi metto a letto, la notte prima avevo espresso la promessa, giusto  alla Madonna di Lourdes (non so neanche perché avessi pregato proprio “quella” Madonna!) di recarmi al famoso santuario portando mia madre. Mi addormento con questo pensiero. L’indomani mattina, appena sveglia, come mia abitudine, prendo lo smartphone, che tengo sul comodino in carica, e guardo le mail arrivate per poi dare uno sguardo veloce ai vari social, su FB mi incuriosisce una notizia . Apro il link e comincio a leggere di questa grotta all’Acquasanta, la famosa borgata marinara di Palermo, che sarebbe stata inaugurata, dopo la sua chiusura risalente a inizio secolo, quello stesso pomeriggio. Mentre leggo sono sempre più sconvolta : come se la Madonna avesse voluto darmi un segno.

Qui non mi interessa il parere degli scettici. Nel momento in cui io ho letto “piccola Lourdes” ho deciso che sarei andata. Mai nulla è per caso e da quando ho incominciato, qualche anno fa, ad ascoltare il mio istinto, ho commesso molto meno errori e, il più delle volte,  si è rivelato costruttivo.

Non so dove si trovi esattamente la grotta ma mi dirigo verso il piccolo porticciolo turistico dell’Acquasanta, proprio sotto Villa Igiea, dove bellissimi yachts stanno in bella mostra, così come il famoso Grand Hotel della famiglia Florio, in stridente contrasto con la popolare borgata.

Posteggio proprio davanti Zanca, lo storico negozio di sartiame e attrezzature da pesca del quartiere e a naso cerco di raggiungere il mio posto. Qua e la vedo qualche gruppetto di persone con macchine fotografiche: il mio fiuto mi dice che sono sulla strada giusta; comincio a intrufolarmi tra vicoli e passaggi che scendono alle barche dei pescatori e d’un tratto, tra le case con le persiane sgangherate rose dal sale e dal vento, e l’intonaco scrostato dall’umidità, compare quasi un miraggio. Come una borgata nella borgata, con balconi fioriti di gerani ed erbe aromatiche, stradine lastricate in pietra liscia, facciate curatissime in calcarenite levigata e, dietro ai vetri delle finestre, tende in pregiatissimo sfilato siciliano rigorosamente fatto a mano.

Alzo lo sguardo e mi colpisce la scritta su una degli edifici freschi di  restauro  “Stabilimento balneare Bagni minerali Fratelli Sacerdoti Pandolfo”. Mi guardo intorno e vedo una scala che porta ad uno slargo dove una folla di gente è riunita verso quello che sembra un ingresso.

Cerco di intrufolarmi, il sole accecante che c’è all’esterno per qualche secondo non mi permette di vedere nulla all’interno della grotta, cerco di fare qualche video e foto; scorgo il parroco che sta per finire la sua benedizione, e mi faccio il segno della croce. Si avverte un grande senso di pace e di semplicità, a pochi metri intravedi piccoli spicchi di mare tra le imbarcazioni ancora a secco sui loro invasi, alcune sembra stiano lì da anni.

La piazza dell’Acquasanta è situata di fronte all’omonimo porticciolo turistico, per alcuni archeologi nasce forse come Kothon. Si trova pochissimo distante da una grotta ipogea, dalla quale una sorgente di acqua minerale, diede il nome alla borgata.

Nell’anno 1022, secondo il Villabianca, era stata ritrovata in questa cavità  poco distante dal mare, una sacra immagine della Vergine, probabilmente nascosta in quell’antro per salvarla dalle barbarie dei Saraceni che dominavano la Sicilia, notoriamente intolleranti della fede cristiana alla Madre di Dio, ed epigraficamente commemorata nel 1647.                                                                                                                Sin dalla metà del XV secolo la grotta dell’Acquasanta, che era già divenuta una piccola chiesa, pervenne al Monastero di San Martino delle Scale, avendone questo ricevuto per testamento da Luisa Calvello. Interessante è un bassorilievo in marmo bianco con S. Martino a cavallo che divide il mantello con il povero, posto sulla porta della grotta e oggi al MudiPa, ad affermare lo jus patronatus dell’Ordine sul Feudo Barca.

Padre Pompeo Crescimanni, del quale il Mongitore riferisce nel suo manoscritto             “Le chiese fuori la città nella campagna”, narra che nel 1723 l’eremita fra Bernardo Lanterna si occupò di dare una sistemazione, collocandola sull’altare maggiore,  all’antica icona della Madonna,  incrementandone così  il culto,  come dimostravano le tante tabelle votive attestanti miracoli, grazie e guarigioni operate dalla Vergine  in quella  grotta, che in seguito venne denominata “La Lourdes della Sicilia” per le tre caratteristiche di Lourdes: la grotta, la sorgente dell’ acqua e la Madonna.  All’interno vi erano quattro altari, un Ecce Homo, uno dedicato a Santa Rosalia e uno alla Madonna dell’Acquasanta: oggi ci sono solo dei resti di cui un’ acquasantiera, una sagrestia, un Crocifisso; all’ingresso l’arco naturale è adornato con resti di maioliche  raffiguranti grappoli d’uva e foglie.

Nel 1774 il monastero di S. Martino delle Scale cedeva la chiesa con i terreni circostanti al barone Mariano Lanterna, parente di frà Bernardo Lanterna, il quale vi edificava in prossimità del mare una graziosa casina di villeggiatura. Nel 1871 i fratelli sacerdoti Pandolfo, acquistati dagli eredi la chiesa, la sorgente e l’area circostante,  con i consigli del medico Simone Corleo  si convinsero ad intraprendere lo sfruttamento industriale di quest’acqua: venne utilizzata per bagni, docciature ma anche come bevanda. Le ottime proprietà mediche dell’acqua, consigliate come efficace purgativo per la presenza di abbondanti sali alcalini, principalmente i solfati e cloruri di calcio, sodio e magnesio, furono premiate dal giurì a chiusura dell’Esposizione Nazionale di Palermo nel 1892, come attesta una lapide posta all’ingresso dello Stabilimento: “Quest’acqua minerale, ritenuta salutare dagli antichi, fu adoperata per le ribelli ostruzioni dei visceri, contro reumatismi cronici, gotta, calcolosi uriche, coprostasi, ecc. La scienza, in seguito, studiandone le qualità chimiche la disse solfatica mista magnesiaca ferruginosa, confermando così la sua azione terapeutica nelle suddette malattie. La clinica ne sancì l’uso con i ripetuti e accertati successi. Gli ammalati ne lodarono l’efficacia per i beneficii ricevuti. Concorsero a divulgarla a bene dell’umanità ragguardevoli e illustri cittadini benemeriti ed operosi sanitarii. In omaggio il Giurì dell’Esposizione Nazionale di Palermo la premiò meritatamente al 7 Giugno 1892”. Quest’acqua era già nota nel 1645 a Francesco Baronio Manfredi che l’esaltava “per le sue qualità salutifere ed ottima per tutte le malattie”, e nel 1649 ad Agostino Inveges che spiegava che era “detta Santa, perché non è acqua dolce, e da bere; ma minerale, e atta a purgare il ventre”. Un bagno freddo costava 1,50 lire, quello caldo 2 lire, un litro da bere 20 centesimi, escluso il contenitore (fiasco di vetro o di terracotta). Lo stabilimento sorto alla fine della piazza Acquasanta, nel vicolo dietro Villa Lanterna, ebbe una tale notorietà che nel 1892, per il gran numero dei frequentatori, dovette essere ampliato. La quantità di acqua di cui lo Stabilimento disponeva era notevole: 15 litri al secondo riuscendo a garantire più di 1000 bagni al giorno. Lo stabilimento, inoltre, poteva essere raggiunto in carrozza o tramway fin quando non venne istituito un servizio di vaporetti dal porto della Cala che ne incrementò notevolmente l’affluenza. Questa fervida attività non ebbe lunga durata poiché agli inizi del 900, in seguito alla morte dei fratelli Pandolfo, la grotta fu chiusa ed in seguito saccheggiata, vandalizzata e spogliata delle sue opere d’ arte, persino degli altari. Nel 1993 venne effettuato un sopralluogo dai vigili urbani e dalla sovrintendenza e si accertò che la sorgente era ancora utilizzabile e avrebbe potuto essere ripristinata, ma non se ne fece niente: la preziosa acqua, attraverso cunicoli sotterranei, ancora oggi finisce a mare, ma oggi le Terme, adibite ad appartamenti, insieme alla grotta adiacente all’ex chiesetta, appartengono al complesso di Villa Lanterna che un sapiente restauro dell’architetto Rizzacasa  ha restituito alla comunità  e con un gesto di nobile devozione ne ha  consegnato  le chiavi al parroco dell’ Acquasanta don Marco Lupo che,  nell’attesa che la chiesa venga riconsacrata dall’arcivescovo,  alle 21 del primo sabato di ogni mese reciterà il rosario per i fedeli.

(segue la videointervista alla pittrice che ha realizzato l’icona per la grotta)

 

Paola Idilla Carella è giornalista, autore Tv, Press Office e PR
(Cit.) Io, la muta, la indosso soltanto. Non la faccio!

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