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La stazione fantasma

Seiryu Miharashi Eki, la stazione giapponese fantasma ci ricorda l’importanza di fermarsi e ammirare la natura

Nella prefettura di Yamaguchi, nella zona meridionale del Giappone, si trova una piccola stazione ferroviaria, all’apparenza inutile. la chiamano la stazione fantasma. Qui non si entra e non si esce. Si scende e si sale soltanto. Scendi dal treno, ti fermi, e aspetti il treno successivo. Nell’attesa ammiri il panorama.  La linea ferroviaria sulla quale si trova è incontaminata: da un lato la fitta vegetazione, dall’ altro un fiume. Non ci sono paesi e città nei dintorni, né tanto meno attrazioni turistiche, non c’è proprio nulla. È un luogo disabitato, e si chiama Seiryu Miharashi Eki e  non ci sono scalinate, né panchine: si può solo sostare lì sopra.

Una piccola banchina  che si affaccia sul fiume Nishiki, completamente immersa nel verde. Non si può arrivare in automobile (l’unica strada è dall’altra parte del fiume) e non ci si può allontanare a piedi, quindi l’unico modo per lasciare la stazione dopo essere scesi è aspettare il treno successivo. È una stazione ferroviaria che non ha uno scopo, chi scende alla fermata di Seiryu Miharashi Eki lo fa solamente per fermarsi. Non solo in senso fisico ma anche e soprattutto dal punto di vista mentale.

La stazione di Seiryu Miharashi Eki- inaugurata lo scorso 17 marzo- assume un significato ancora più importante. Decidere di scendere a questa stazione significa, infatti, scegliere di ribellarsi alla frenesia della vita di tutti i giorni attingendo alla bellezza dell’ambiente. Significa tornare a respirare, almeno per un po’, godendo dello scroscio dell’acqua o del vento fra gli alberi e sulla pelle. Significa riconoscere che, al di là dei valori che impongono di correre a perdifiato verso il profitto, c’è dell’altro. Un altra maniera di vivere, un’altra prospettiva: più amichevole, più umana, più lenta e decisamente più connessa con i ritmi naturali.I giapponesi hanno creato questo luogo per regalarsi la magia di una pausa.  per osservare il mondo, quel pezzo di mondo. Appena il treno riparte assapori il silenzio di quel luogo, l’acqua che scorre lungo il fiume. E immerso nella vista del verde iridescente della vegetazione  ritrovi la pace interiore. Siamo talmente presi dalle responsabilità e abitudini che corriamo, corriamo senza veramente muoverci,  né in quel meraviglioso mondo che si trova dentro di noi, né fuori relazionandoci  con i nostri simili. 

 

Giorgia Tabbita è giornalista pubblicista, redattore per CulturaIdentità

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