Arte

Quando un bacio è per sempre

Robert Doisneau è considerato, insieme a Cartier-Bresson , uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obiettivo ha catturato  la vita quotidiana di Parigi; ritratti leggeri che guardano con occhio benevolo alla gente e persino tenero quando fotografa innamorati e bambini.

Le Baiser De L’Hotel De Ville  è una delle sue  opere più famose, scattata nel 1950; mentre girava per le strade di Parigi alla ricerca d’ispirazione per un servizio fotografico per la rivista “Life”, rimase colpito dal gesto di tenerezza tra due giovani attori incontrati per caso in un bar. Il fotografo chiese ai due di replicare quel gesto e di posare per lui. I due giovani, Françoise Bornet e Jacques Carteaud, innamorati lo erano per davvero e, sebbene la loro storia durò solo qualche mese, quello scatto è diventato il simbolo dell’amore giovane, puro e spontaneo.  La  foto ci riporta alla Parigi dell’immediato dopoguerra, quella dei caffè con i tavolini all’aperto, degli ampi boulevards, dei lampioni di ghisa. 
Ma che rievoca anche la Parigi dello charme femminile, degli uomini che indossano il basco come Jean Gabin, o delle poesie sui ragazzi innamorati di Jacques Prévert. Nell’aria sembra di sentire l’inconfondibile voce di Edith Piaf.

Doisneau regalò alla Bornet una stampa autografata dello scatto che, nel 2005, è stata venduta all’asta per quasi duecento mila euro.

Nato a  Gentilly, sobborgo di Parigi, nel 1912,  studia litografia presso l’ Ecole Etienne; nel 1929 inizia ad occuparsi di fotografia lavorando per il fotografo pubblicitario Andre’ Vigneau per poi passare, agli inizi degli anni ‘30, a lavorare come fotografo industriale per la Renault. Gia’ in questo periodo inizia a fotografare nelle periferie parigine con l’obbiettivo di vendere i propri scatti alle riviste di fotografia che proprio in quegli anni iniziavano ad espandersi.

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Doisneau interrompe momentaneamente le attivita’ di fotografo ed entra a far parte della Resistenza, mettendo a a disposizione le proprie capacita’ di litografo per falsificare documenti. Finita la guerra, ricomincia  a scattare a scopo pubblicitario, e realizza anche alcuni reportage per Vogue.  Nel 1949 pubblica il suo primo libro di fotografie “ La Banlieu de Paris”, il primo di una lunga serie di volumi con immagini di Parigi e dei parigini.

Negli anni ‘50 divenne membro di “Group XV”, un’ associazione di fotografi dediti alla ricerca tecnica ed artistica in campo fotografico. Da quel momento in avanti, prosegui’ la sua carriera di fotografo senza interruzione , regalandoci un vasto repertorio di immagini in cui giustappone elementi tradizionali ed anticonformisti, immagini caratterizzate da uno spiccato senso dell’ umorismo, da sentimenti anti-establishment e soprattutto da un profondo e sentito umanismo.

 Robert Doisneau e’ riuscito, piu’ di chiunque altro, a raccontare per immagini la “francesita’’”. Le sue fotografie hanno colto lo spirito di un’intera nazione e sono diventate sinonimo dello stile di vita francese. Attraversando la citta’ dalla Senna alla periferie operaie, Doisneau ha raccontato il mondo che lo circondava con una naturale dolcezza rimasta, ancora oggi, ineguagliata.                                      Osservatore curioso della realtà con la capacità di raccontare con estrema dolcezza la vita quotidiana che scorreva leggera su una Parigi elegante e ordinaria, con i suoi scatti ci accompagna all’interno di un mondo ideale, popolato da uomini e donne incontrati per strada, senza forzature e senza comunque rinunciare mai a riflessioni autentiche e profonde sull’umanità.                                                                 

 Uomo dallo spirito indipendente, nella sua carriera ha prodotto un numero incredibile di opere fotografiche che rivelano non solo i suoi retroscena professionali, ma parlano anche del Doisneau uomo, lasciando emergere i tratti più intimi della sua personalità libera e un po’ selvatica. Istintivo, poco razionale, si affidava al caso e amava l’improvvisazione lavorando con un canovaccio, senza mai affidarsi a un copione definito. Nei suoi ritratti di negozi e botteghe, bambini che giocano, vie del centro, i luoghi d’amore feste e quotidianità emozionale, si riconosce la volontà di sviluppare dei “reportages sull’umanità”, per restituire vitalità a un mondo flagellato dal ricordo cupo della Seconda Guerra Mondiale .

Paola Idilla Carella è giornalista, autore Tv, Press Office e PR
(Cit.) Io, la muta, la indosso soltanto. Non la faccio!

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