Arte

Salvator Mundi di Leonardo da Vinci

Un altro mistero del celebre Salvator Mundi, l’olio su tavola attribuito a Leonardo Da Vinci, dipinto nel 1499 e pagato all’asta da Christie’s a New York ben 450 milioni di dollari come il quadro più costoso della storia nel novembre 2017, finalmente si svela.

Il Wall Street Journal svela oggi i piani segreti dell’Arabia Saudita per il dipinto più caro della storia. Il Salvator Mundi potrebbe finire in un museo ancora da costruire alle porte di Riad. Secondo la bibbia dell’alta finanza, questo museo farebbe parte di un piano da miliardi di dollari che prevede la realizzazione di almeno 12 nuove istituzioni artistiche. I piani rientrano in una vasta iniziativa per trasformare in dieci anni l’Arabia Saudita in un nuovo polo artistico internazionale nella speranza di attirare turisti e aggiungere almeno 27 miliardi di dollari all’economia del paese. Il progetto ha un angolo italiano: Stefano Carboni, ex curatore al dipartimento arti islamiche del Metropolitan di New York, è il Ceo della nuova Commissione saudita per i musei. Si sta pensando di costruire un museo di arte occidentale con il Salvator Mundi al centro accanto a un altro museo di arte islamica.

L’ambivalenza su come e dove esporre il Salvator Mundi riflette più ampie tensioni sull’identità culturale del regno nel deserto: il quadro dalla palese iconografia cristiana potrebbe risultare una provocazione in un paese che con orgoglio si considera la culla dell’Islam. Il nuovo affondo nel mondo dell’arte, sempre secondo il Wall Street Journal, fa parte di uno sforzo per diversificare una economia finora dipendente del petrolio. Regista dell’operazione sarebbe il nuovo ministro della Cultura, Bader bin Abdullah bin Mohammed, a cui il principe ereditario Mbs avrebbe affidato il mandati di rafforzare i legami con il mondo dell’arte internazionale. Bader, che tre anni fa ha fatto la puntata vincente sul Salvator Mundi, ha acquistato di recente alle aste opere di Pablo Picasso, Jean-Michel Basquiat, Yayoi Kusama e David Hockney.

Tra i tanti misteri che hanno avvolto questo dipinto  vi è anche quello della misteriosa sfera che non riflette e non rifrange la luce e a lungo ci si è domandati il perché di questa strana sfera. Non sono stati errori grossolani nella rappresentazione del globo trasparente tenuto nella mano sinistra dal Cristo benedicente perché le regole dell’ottica infatti sono pienamente rispettate, come dimostra la ricostruzione 3D realizzata dall’Università della California ad Irvine e comparsa su arXiv, il sito che traccia gli studi scientifici prima della revisione prevista dalla pubblicazione su riviste ufficiali.

I ricercatori statunitensi guidati da Marco Liang hanno ricreato la scena dipinta da Leonardo grazie alla computer grafica, utilizzando in particolare una tecnica di rendering inverso che riesce a estrapolare dettagli 3D da un’immagine bidimensionale. Secondo i loro calcoli, la sfera in questione era di vetro e cava: doveva avere un raggio di 6,8 centimetri, uno spessore di 1,3 millimetri ed era posta a 25 centimetri dal corpo del Cristo, mentre il punto di vista dell’artista era posto a circa 90 centimetri. Le ombre nel dipinto suggeriscono una forte fonte di luce dall’alto, così come una luce diffusa più generale. Un ruolo particolarmente importante nell’analisi è stato quello delle vesti di Cristo, che dietro la sfera non risultano né distorte né ingrandite.

 

 

 

 

 

 

 

Paola Idilla Carella è giornalista, autore Tv, Press Office e PR
(Cit.) Io, la muta, la indosso soltanto. Non la faccio!

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