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Arte Viaggi

“Ritratto d’ignoto, un artista chiamato Banksy” – la mostra a Palermo

Dalla collaborazione fra Fondazione Sant’Elia, Metamorfosi e Fondazione Pietro Barbaro si inaugura a a Palermo il 7 ottobre “Ritratto d’ignoto, un artista chiamato Banksy”, la prima mostra siciliana interamente dedicata al misterioso artista inglese che, con la sua presenza/assenza, le sue azioni comunicative anonime, che invadono gli spazi pubblici, e i messaggi delle sue opere seriali, ha segnato l’arte di questi primi decenni del XXI secolo. Le sue opere hanno fatto la loro comparsa nell’ambito della street art alla fine degli anni 90 del secolo scorso quando, sulla scena mondiale, sono iniziate le manifestazioni e proteste no global a Seattle nel 1999 e a Genova nel 2001. Il collegamento con questi movimenti è evidente non solo nella coincidenza temporale ma anche nei contenuti che rendono la sua arte un soggetto politico di protesta. La matrice artistica è quella dell’arte concettuale degli anni 70 e delle serigrafie di Andy Warhol che hanno messo in discussione l’unicità dell’opera rompendo la mediazione fra arte e mercato.

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Arte

Io, Renato Guttuso – La mostra a Noto

Fino a ottobre presso il Museo Civico di Noto – Ex Convento di Santa Chiara, sarà possibile visitare la mostra Io, Renato Guttuso a cura di Giuliana Fiori, organizzato da Sikarte, associazione culturale siciliana .
L’iniziativa è a cura dell’Assessorato al Turismo e allo Spettacolo e dell’Assessorato comunale alla Cultura “La Sicilia, i Siciliani e la sicilitudine”.

La mostra Io, Renato Guttuso intende celebrare il grande artista siciliano svelando le sue passioni e il suo animo, senza tralasciare il suo impegno politico e artistico, attraverso trentaquattro opere, spiega la presidente dell’associazione culturale siciliana, Graziana Papale.

Un’esposizione dal forte impatto visivo ma anche documentaristico, che consente di conoscere Guttuso come uomo, artista, scenografo, intellettuale e politico e contemporaneamente  un “mezzo” per raccontare Renato Guttuso nella sua intima quotidianità di cui si ripercorre l’iter emotivo, intenso e passionale che trasfuse a piene mani nella sua avventura creativa. Una duplice chiave di lettura delle sue opere dalle quali traspare sempre una densa vitalità e una libera, e spesso trasgressiva, partecipazione a tutto tondo alla realtà del suo tempo.

Intento dichiarato della mostra è scandagliare l’animo forte e poliedrico di Renato Guttuso, il suo Io più profondo e intimo. Sarà, infatti, realizzato un racconto visivo attraverso un’accurata selezione di opere – oli e disegni – che sveleranno il Guttuso uomo, artista, intellettuale, politico e scenografo. Ogni lavoro esposto mostrerà un lato pubblico o privato della sua vita. Dalla sua nostalgia per la Sicilia (paesaggi isolani) al suo trasferimento a Roma (i suoi “tetti”); dai suoi affetti/amori (i ritratti della moglie, di uomini politici con cui aveva rapporti personali oltre che professionali) all’eros (i nudi di modelle). E ancora, al suo impegno politico palesato nelle sue nature morte e nelle tele dal taglio storico in cui racconta le battaglie per l’uguaglianza sociale. Infine, la sua prolifica produzione di scenografie per il teatro, e la cospicua collezione di bozzetti dei costumi di scena, risalente al decennio che va dagli anni ’60 ai ’70.

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Arte

Quando un bacio è per sempre

Robert Doisneau è considerato, insieme a Cartier-Bresson , uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obiettivo ha catturato  la vita quotidiana di Parigi; ritratti leggeri che guardano con occhio benevolo alla gente e persino tenero quando fotografa innamorati e bambini.

Le Baiser De L’Hotel De Ville  è una delle sue  opere più famose, scattata nel 1950; mentre girava per le strade di Parigi alla ricerca d’ispirazione per un servizio fotografico per la rivista “Life”, rimase colpito dal gesto di tenerezza tra due giovani attori incontrati per caso in un bar. Il fotografo chiese ai due di replicare quel gesto e di posare per lui. I due giovani, Françoise Bornet e Jacques Carteaud, innamorati lo erano per davvero e, sebbene la loro storia durò solo qualche mese, quello scatto è diventato il simbolo dell’amore giovane, puro e spontaneo.  La  foto ci riporta alla Parigi dell’immediato dopoguerra, quella dei caffè con i tavolini all’aperto, degli ampi boulevards, dei lampioni di ghisa. 
Ma che rievoca anche la Parigi dello charme femminile, degli uomini che indossano il basco come Jean Gabin, o delle poesie sui ragazzi innamorati di Jacques Prévert. Nell’aria sembra di sentire l’inconfondibile voce di Edith Piaf.

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